Conoscere per partecipare

Il presente Rendiconto dell’8xmille alla Chiesa cattolica è una ulteriore conferma della volontà dell’Episcopato italiano di assumere la rendicontazione nel suo grande valore etico ed ecclesiale: «A tutte le comunità […] deve essere dato conto, secondo le norme stabilite, della gestione dei beni, dei redditi, delle offerte, per rispetto alle persone e alle loro intenzioni, per garanzia di correttezza, di trasparenza e di puntualità e per educare un autentico spirito di famiglia nelle stesse comunità cristiane» (Sovvenire alle necessità della Chiesa, 14.11.1988, n. 16).

La gestione economica della Chiesa deve infatti caratterizzarsi non solo per la competenza e l’onestà degli operatori ma anche per la trasparenza della gestione e il coinvolgimento costante di tutta la comunità.

La Chiesa in Italia è andata al di là dell’obbligo contenuto nell’art. 44 della legge 222/1985 di presentare annualmente all’autorità statale il rendiconto dell’effettiva utilizzazione delle somme percepite e di darne rilevanza pubblica.

Lo dimostra la determinazione della 69ª Assemblea Generale dei Vescovi del maggio 2016, che ha lo scopo di ordinare in modo più preciso, ai fini della trasparenza amministrativa e della diffusione dei rendiconti, anche in vista dell’azione promozionale, la procedura che i Vescovi sono tenuti a seguire per la ripartizione e l’assegnazione nell’ambito diocesano delle somme provenienti annualmente dall’8xmille dell’Irpef.

Le diocesi sono obbligate a presentare alla CEI sia il rendiconto di erogazione delle somme dell’8xmille sia una relazione in grado di fornire informazioni adeguate circa i criteri adottati, gli obiettivi perseguiti e, quindi, i risultati conseguiti attraverso le iniziative finanziate.

Un’analoga relazione deve anche accompagnare la pubblicazione del rendiconto diocesano dell’8xmille, oltre che nel bollettino ecclesiale, anche sul sito internet e sul settimanale della diocesi.

È evidente l’intenzione di promuovere la facile accessibilità dei dati economici attraverso la loro pubblicazione in uno spazio davvero pubblico e fruibile, così come la volontà di promuovere la chiarezza e comprensibilità dell’azione economica delle diocesi attraverso la divulgazione di riscontri circa il lavoro pastorale finanziato e le attività sostenute. L’amministrazione della Chiesa, infatti, è trasparente solo quando siano intellegibili i criteri adottati, le priorità perseguite, gli obiettivi raggiunti.

Una migliore conoscenza dell’azione economica della Chiesa educa e promuove la partecipazione dei fedeli, il cui reale coinvolgimento costituisce la condizione per una vera esperienza comunitaria. In questa prospettiva, il Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa è chiamato a promuovere un’adeguata divulgazione dei dati finanziari in vista dell’educazione alla partecipazione di tutta la comunità ecclesiale e dell’azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Deve essere rigorosa la procedura di concessione dei contributi, che deve avvenire sulla base di una dettagliata relazione illustrativa delle attività e dei programmi per cui si richiede il finanziamento, dalla quale risultino chiaramente gli scopi e i contenuti dell’iniziativa, la previsione di spesa, le risorse proprie investite e le fonti di finanziamento ulteriori.

Occorre, d’altra parte, essere certi che le somme dell’8xmille servano a realizzare attività riconducibili alle finalità previste dalla legge. Gli enti beneficiari hanno l’obbligo di utilizzare il contributo esclusivamente per le attività per cui è stato concesso, di presentare, a conclusione delle attività sostenute, il rendiconto economico e una relazione illustrativa sulle attività effettivamente svolte e gli obiettivi raggiunti, di pubblicizzare, attraverso le forme di comunicazione più adeguate, il sostegno ricevuto dalla diocesi con fondi provenienti dall’8xmille.

È manifesta la volontà dell’Episcopato italiano di procedere sulla via intrapresa già trent’anni fa, «per rispetto alle persone e alle loro intenzioni, per garanzia di correttezza, di trasparenza e di puntualità e per educare un autentico spirito di famiglia nelle stesse comunità cristiane» (Sovvenire alle necessità della Chiesa, 14.11.1988, n. 16). Sono in gioco l’educazione dei fedeli e la testimonianza credibile della Chiesa. Il rapporto con i beni temporali testimonia la sequela di Cristo e la serietà con cui la Chiesa vive il Vangelo.

S.E. Mons. Giuseppe Baturi
Segretario Generale C.E.I.