Ci sono almeno due prospettive con cui guardare i dati raccolti in questo Rendiconto: la prima corrisponde alla vitalità delle nostre comunità, la seconda all’impegno a dare ragione di tale vivacità.
In effetti, sarebbe riduttivo accostarsi a quanto realizzato con le somme dell’8xmille destinate alla Chiesa cattolica con il piglio aritmetico. Nelle tabelle riportate ci sono sicuramente dati e percentuali, ma c’è anche quel “di più” che va ricercato dentro e oltre questi numeri.
Ecco, allora, due possibili chiavi di lettura: ogni singola erogazione delle somme dell’8xmille è come un seme che viene gettato nel terreno di chi ne beneficia. Accoglierlo significa anche curarlo e custodirlo perché cresca e porti frutto. In tal senso – seconda chiave – occorre motivare la scelta compiuta nel tempo che precede e segue la semina. Emerge un impegno comunitario che favorisce la consapevolezza del dono ricevuto.
Andando alla radice delle due suggestioni, si può rintracciare «una precisa idea di Chiesa, quella che il Concilio ci ha insegnato: una Chiesa che è manifestazione concreta del mistero della comunione e strumento per la sua crescita, che riconosce a tutti i battezzati che la compongono una vera uguaglianza nella dignità e chiede a ciascuno l’impegno della corresponsabilità, da vivere in termini di solidarietà non soltanto affettiva ma effettiva, partecipando, secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno, all’edificazione storica e concreta della comunità ecclesiale e assumendo con convinzione e con gioia le fatiche e gli oneri che essa comporta» (CEI, "Sovvenire alle necessità della Chiesa. Corresponsabilità e partecipazione dei fedeli", 14 novembre 1988, n. 11).
Il Rendiconto spiega come «questa idea di Chiesa» si stia realizzando, incarnandosi nelle pieghe di una quotidianità complessa, restituendo dignità a un’umanità spesso ai margini e sofferente, dando supporto ai sacerdoti, sul territorio e al di là dei confini nazionali.
Come infatti prevede la legge, i fondi dell’8xmille possono essere utilizzati per le esigenze di culto e di pastorale, per gli interventi caritativi nelle Diocesi e nei Paesi in via di sviluppo oltre che per il sostentamento del clero.
Ecco, allora, la necessità di andare oltre il solo aspetto quantitativo, perché da ogni cifra traspaiono volti, storie, speranze, sogni e ripartenze, dedizione, pezzi di strada fatti insieme, mani tese e sorrisi condivisi. E tutto ciò emerge dalle storie che vengono raccontate insieme all’analisi numerica.
Presentare annualmente all’autorità statale il rendiconto di come vengono spese le somme percepite e darne rilevanza pubblica è un obbligo contenuto nell’art. 44 della legge 222/1985, ma per noi è anche un dovere di educazione dei fedeli e un impegno di testimonianza della Chiesa. Nel documento prima citato è scritto: «A tutte le comunità […] deve essere dato conto, secondo le norme stabilite, della gestione dei beni, dei redditi, delle offerte, per rispetto alle persone e alle loro intenzioni, per garanzia di correttezza, di trasparenza e di puntualità e per educare un autentico spirito di famiglia nelle stesse comunità cristiane» (n. 16). È doveroso raccontare la bellezza di ciò che accade nelle grandi città, nei piccoli centri e nelle periferie più povere, dove i fondi dell’8xmille diventano un volano per incrementare le attività di welfare comunitario, contrastando il degrado sociale e costruendo reti di amicizia e solidarietà importantissime; attivano le energie locali in termini di volontariato e di corresponsabilità; sollecitano la creatività delle comunità ecclesiali a favore dei bambini, degli ultimi, dei migranti, di chi non ha un tetto o un lavoro, di chi è vittima della tratta e di chi, dall’oggi al domani, si ritrova in condizioni di disagio; salvano vite umane, laddove guerra, catastrofi naturali ed emergenze causano morte, danni e malattie.
Il Rendiconto è certamente uno strumento necessario e fondamentale ai fini della trasparenza perché, come ha ricordato Papa Francesco incontrando i Vescovi italiani nel 2018, «noi abbiamo il dovere di gestire con esemplarità, attraverso regole chiare e comuni, ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vigna» (Discorso all’Assemblea Generale della CEI, 21 maggio 2018).
Tutto ciò è anche lo specchio della forza e della capacità di tessere relazioni delle nostre Diocesi e parrocchie, dell’impegno con cui i sacerdoti si prendono cura delle comunità a loro affidate e le accompagnano, di ciò che la Chiesa è e di ciò che la Chiesa fa. Nella consapevolezza che «agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo» (Ef 4,15).
S.E. Mons. Giuseppe Baturi Arcivescovo di Cagliari Segretario Generale CEI