SOSTENTAMENTO DEL CLERO

grafico a torta 4
L'8xmille contribuisce in maniera significativa a garantire una remunerazione dignitosa ai sacerdoti secondo il principio (anche evangelico) della perequazione, che assicura uguaglianza di trattamento.
immagine quotazione nera
I sacerdoti svolgono compiti pastorali, ma sono sempre più spesso anche il primo riferimento per chi ha bisogno di aiuto e assistenza

I sacerdoti che nel 2024 hanno prestato il proprio servizio nelle Diocesi italiane sono stati circa 28.500, compresi 287 sacerdoti diocesani "Fidei Donum", cioé che operano come missionari nei Paesi poveri del mondo, e circa 2.500 sacerdoti anziani o malati che si trovano in regime di previdenza integrativa. Quotidianamente, i sacerdoti svolgono i propri compiti pastorali (in primis, la diffusione dell’annuncio del Vangelo e la celebrazione dei sacramenti), ma sono anche in maniera sempre più significativa e fondamentale al fianco di chi ha bisogno – indipendentemente dal “credo” – portando carità, conforto e speranza. Educano i ragazzi, offrono assistenza spirituale e concreta alle famiglie in difficoltà, agli ammalati, agli anziani soli, ai poveri e agli emarginati.
Al loro sostentamento – che va da una remunerazione minima di quasi 1.000 euro netti al mese, per un sacerdote appena ordinato, fino a circa 1.600 euro netti per un Vescovo ai limiti della pensione – provvede l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (ICSC) attraverso le risorse messe a disposizione dagli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero (per il 9,2%) e in parte (87,2% pari a 389 milioni di euro) attraverso i fondi dell’8xmille.
A queste risorse si aggiunge una quota minoritaria ma significativa (quasi 8 milioni, pari all'1,8%) di erogazioni liberali deducibili. La destinazione determinante dell’8xmille al sostentamento dei sacerdoti e la gestione complessiva del sovvenire da parte dell’ICSC consente di attuare il principio guida della perequazione, cioè il meccanismo che garantisce uguaglianza di trattamento: ogni sacerdote riceve la stessa remunerazione a parità di servizio, senza distinzioni che avvantaggino – per esempio – chi opera in parrocchie “ricche” e popolose rispetto a chi opera in piccole parrocchie in aree a bassa densità di popolazione, o in contesti sociali di frontiera. 

FONDI ASSEGNATI: TREND 2004-2024

Contributi CEI fondi 8xmille
grafico-torta-sacerdoti-1
389.000.000 €
Apporti Istituti diocesani
grafico-torta-sacerdoti-2
40.857.970 €
Erogazioni liberali
grafico-torta-sacerdoti-3
7.969.855 €
Altre liberalità, lasciti e proventi vari
grafico-torta-sacerdoti-4
8.145.723 €
TOTALE PROVENTI PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO NEL 2024
445.973.548 €
Sacerdoti
cartina-sacerdoti
28.536
Sacerdoti abili a prestare servizio a tempo pieno in favore delle diocesi
2.517
Sacerdoti non abili a prestare servizio a tempo pieno in favore delle diocesi

I PROGETTI REALIZZATI

Arrivare al cuore delle persone

C’è la comunità di Santa Maria delle Grazie, ma anche quelle dei Santi Vittorino, Pietro e Michele in Cozzo e di San Martino in Langosco. E poi ci sono i detenuti della casa circondariale di Vercelli, di cui è cappellano. A fare da sfondo, il panorama antico ma ancora vivo e vitale delle risaie, la trama che tiene unite, in un modo o nell’altro, tutte le storie delle famiglie e delle persone di cui don Davide Besseghini accoglie le fragilità e le speranze. Un “prete tra la gente”, lo definiscono qui a Candia Lomellina, in provincia di Pavia, ma Diocesi di Vercelli, ed è una definizione che gli piace. «Sono cresciuto in una famiglia contadina», racconta timidamente don Davide, «e abbiamo imparato fin da piccoli, in casa, a lavorare e a servire.
Poi a una certa età ho incontrato l’operazione Mato Grosso, ho conosciuto i poveri più lontani, in missione. Il servire davvero è il modo giusto di amare».
Non servono grandi spiegazioni quando è la tua vita che parla per te. Giorgio, ad esempio, a Candia Lomellina fa il falegname e come tutti i suoi compaesani - sia chi è agricoltore da generazioni sia chi si occupa di altro - è innamorato della sua terra.
«È casa mia», confessa, «e non andrei mai via di qui. Ci saranno pure le zanzare, col fastidio che danno, ma non fa niente: si sta bene. Se si vuole andare in città si prende la macchina e si va in città, ma poi si ritorna nel silenzio, si sente il campanile che segna le ore anche durante la notte. Si sta troppo bene. E poi c’è don Davide che, a differenza di altri, senza farsi troppo vedere, riesce ad arrivare a incontrare tutti, a parlare con chiunque. Il parroco è anche quello, non è solo la Messa…».
La pensa come lui anche Rita, impiegata comunale, che da don Davide ha ricevuto qualcosa che è impossibile quantificare: «Quando mi sento sola e triste, a volte anche solo pensare a Gesù è sufficiente. Questo senso spirituale è qualcosa che qualcuno mi ha regalato!».


Vedi il videoreportage

Incontri che cambiano la vita

«Quella che cerchiamo di vivere insieme ogni giorno è un’unica liturgia», dice padre Raffaele De Angelis, «che parte al mattino sull’altare e poi durante la giornata raggiunge le case e le esigenze di tutti, grazie anche ai progetti che abbiamo costruito e che stiamo costruendo».
La comunità insieme alla quale padre Raffaele costruisce quotianamente una liturgia fatta di relazioni e speranze comuni, che spesso si trasformano in iniziative concrete, è quella di Acquaformosa, un piccolo paese di meno di mille abitanti in provincia di Cosenza, fondato a inizio Cinquecento da un gruppo di profughi albanesi e ancora oggi di cultura "arbëreshe" e di rito greco-bizantino.
La parrocchia di San Giovanni Battista, infatti, fa parte dell’Eparchia di Lungro, una delle due Diocesi di rito greco-bizantino in Italia. Qui, all’interno del Parco Nazionale del Pollino, in una zona a forte rischio di spopolamento e ad alto tasso di emigrazione, padre Raffaele ha avviato insieme ai suoi collaboratori una serie di progetti che hanno mantenuto viva Acquaformosa, dando anche lavoro a 18 persone.
«Padre Raffaele è una persona che guarda il piccolo, non le grandi cose», racconta Angela, una delle persone coinvolte nei progetti, «perché si inizia dalle piccole cose per fare le grandi». E le piccole cose sono proprio questo: un centro per bambini con bisogni educativi speciali, una struttura che accoglie gli anziani, un B&B parrochiale e un ristorante parrocchiale, "SaporiDiVini", «dove poter trascorrere una serata tra amici, visto che in questo paese non c’era nemmeno una pizzeria», racconta Gerardo, tornato ad Acquaformosa dopo aver vissuto e lavorato all’estero, e che ora gestisce il ristorante.
«L’incontro con padre Raffaele mi ha cambiato la vita», dice: «Mi ha insegnato che, se si vuole, si può sbocciare ovunque. Un terreno può essere fertile solo se ti sai davvero affidare».


Vedi il Videoreportage