Interventi caritativi alle Diocesi

Gli interventi di carità realizzati nelle Diocesi danno risposte immediate e concrete alle tante domande di aiuto che provengono dalle numerose situazioni di povertà materiali e spirituali. E sono anche esempi di solidarietà che possono contribuire a educare i membri della comunità cristiana ad amarsi l’un l’altro.
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La Chiesa porta una presenza capillare sul territorio

Gli interventi di carità realizzati nelle Diocesi sorgono dall’impulso “naturale” della carità cristiana e sono animate da migliaia di volontari laici, sacerdoti e consacrati in tutta Italia.
Le necessità a cui la Chiesa Cattolica fa fronte in Italia sono aumentate con il passare degli anni, complice la crisi: le urgenze si sono moltiplicate, ma la linea di intervento non è mai stata solo quella di rispondere alle emergenze, bensì strutturare progetti destinati a innescare circoli virtuosi positivi.
Per accompagnare chi ha bisogno a ritrovare la propria autonomia e dignità, non solo rispondere al suo bisogno qui e ora. In questo modo vanno intesi i progetti di intervento per la lotta contro le “nuove povertà” (disoccupazione, vittime dell’usura, immigrati, emarginati, anziani abbandonati, ecc.).
Per gli interventi caritativi in Italia nel 2019 la CEI ha destinato 150 milioni di euro, ripartiti tra le 226 diocesi (la metà in parti uguali a ogni Diocesi, l’altra metà proporzionalmente al numero di abitanti di ciascuna). Quasi un terzo di tale importo è destinato al sostegno diretto a persone bisognose, segno di come le situazioni di fragilità siano drammaticamente diffuse tra la popolazione italiana. Quella che viene portata dalla Chiesa grazie all'8xmille è una presenza capillare sul territorio, resa possibile dal network di parrocchie che sono vicine ai bisogni e conoscono in maniera diretta le necessità.
Gli interventi sono inseriti nei piani pastorali diocesani, a garanzia della loro complementarietà rispetto ad altre attività messe in campo dalla Chiesa sul territorio.

FONDI ASSEGNATI: trend 2000-2019

Ogni anno la metà dei fondi attribuiti dai vescovi per questa finalità viene ripartita in parti uguali per tutte le 226 Diocesi, mentre la metà che rimane viene suddivisa tra esse secondo il numero di abitanti di ciascuna Diocesi.

Destinazioni
A persone bisognose
48.470.017 €
Opere caritative diocesane
60.255.845 €
Opere caritative parrocchiali
15.400.717 €
Opere caritative di altri enti ecclesiastici
19.287.534 €
Altre iniziative di carità
12.538.331 €
TOTALE*
155.952.444 €
* L’importo totale è superiore a quello assegnato nel 2019 in quanto vengono riassegnate anche le somme residue non erogate negli esercizi precedenti.
Distribuzione territoriale
Beneficiari
23,94%
Parrocchie
0,43%
Seminari
36,14%
Diocesi/ uffici pastorali
14,48%
Associazioni
5,39%
Fondazioni
13,39%
Altro ente ecclesiastico
6,23%
Altro ente non ecclesiastico

I PROGETTI REALIZZATI

Un crocevia di carità

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C’è un crocevia di carità in più ad Aci Sant’Antonio (in provincia di Catania e in diocesi di Acireale). Dà pasti e un tetto a famiglie e persone in difficoltà, e a 3 anni dall’apertura, già conta oltre 13 mila pasti l’anno, un centinaio di uomini accolti (tra 20 e 70 anni, italiani e stranieri), una decina di donne che hanno trovato riparo (tra i 40 e i 60 anni). A far funzionare ogni giorno docce, servizio abiti, lavanderia nella casa d’accoglienza, oltre ad un centro-ascolto mobile per gli interventi su strada tra i senza dimora, sono un sacerdote, 4 operatori e una decina di volontari tra scout e terziari francescani.
«Qui rispondiamo a una delle forme più gravi di deprivazione materiale per le persone: l’assenza di una dimora autonoma, che toglie libertà e speranza», dice don Orazio Giuseppe Tornabene, direttore della Caritas diocesana e collaboratore pastorale nella parrocchia Madonna della Stella, ad Aci Sant’Antonio: «Entrano una molteplicità di nuovi poveri: dai divorziati a chi non riesce più a pagarsi l’affitto, fino ai migranti, a chi ha difficoltà psichiatriche». È un tetto per ritrovare coraggio e non ripiegarsi su se stessi.
«Il nostro prossimo passo è l’autosostenibilità», spiega il sacerdote, «oltre l’8xmille, che ci ha sostenuto con 270 mila euro in un biennio.
Quest’opera sollecita scelte di fraternità, evangelizza con l’amore».

Vicini a chi soffre

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vicini a chi soffre

Casa Alma Mater a Catanzaro, nel quartiere Pontepiccolo, dal 2018 spezza la solitudine dei pendolari della salute più poveri, di chi – malati e loro familiari – vive lontano dagli ospedali dov’è in cura, specie pazienti oncologici o in terapia intensiva. L’accoglienza e la reperibilità dei 3 volontari e 4 operatori è giorno e notte, giorni festivi compresi, e va ben oltre l’alloggio. Per chi desidera, il team provvede anche all’assistenza in ospedale: «Diamo ascolto, compagnia, aiuto nei pasti. Inoltre assicuriamo il trasporto, anche per i controlli periodici. Chi vuole può donare un contributo, ma l’opera è gratuita» spiega Manuela Marchio della Fondazione Città solidale, collegata alla Caritas diocesana. Circa 120 gli ospiti accolti fino ad oggi nei 5 appartamenti ricevuti in comodato gratuito dal locale Rotary Club, e sostenuti da fondi 8xmille e dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace con complessivi 175mila euro in un biennio.

Un porto per i migranti

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un porto sicuro per i migranti

Un’opera-simbolo aperta nella città con il più alto numero di migranti del Lazio, dove sono rappresentate circa l’80% delle nazioni del pianeta, seppure in piccole comunità. Il Centro servizi per la marginalità SS. Mario, Marta e figli è una realtà diocesana destinata ai senza dimora e a chi è in povertà estrema, che non mancano mai in questo hinterland costiero di Roma, da almeno 60 anni in prima linea per le migrazioni. Un porto per gli ultimi, destinatario di circa 190 mila euro in un triennio, con mensa da 13mila pasti l’anno, aperta anche nei giorni festivi, 3 mila accessi al servizio doccia e abiti, fino all’ambulatorio e al centro odontoiatrico, con medici volontari. «Il Centro è intitolato alla famiglia siriana approdata qui nel 270 dopo Cristo durante le persecuzioni», spiega Monica Puolo, responsabile del Centro: «Diede sepoltura alle centinaia di martiri cristiani che giacevano all’aperto sulle vie consolari e a sua volta fu giustiziata dall’imperatore».

Così i nonni restano nel «giro»

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Ogni incontro nel calore della propria casa spezza la povertà delle relazioni
immagine nonno e nipote

Oltre 40 anziani raggiunti a domicilio per un pasto caldo e qualche ora in compagnia da oltre 20 volontari. Un progetto 8xmille da 44 mila euro annui. «Dal 2001 “Giro nonni” funziona 365 giorni l’anno», spiega il direttore della Caritas diocesana Mario Galasso: «Ogni incontro nel calore della propria casa spezza la povertà delle relazioni, la solitudine che fa ammalare. Negli anni riceviamo sempre più richieste, perché il potere d’acquisto delle pensioni è in calo, si fa presto a scivolare nella fascia di povertà». L’opera parallela è l’Emporio solidale, il supermercato gratuito a cui le famiglie in difficoltà possono accedere per un periodo su segnalazione dei centri ascolto: nato con la grande crisi del 2009, a un tavolo sulle povertà convocato dal prefetto con tutte le istituzioni territoriali, oggi serve 475 famiglie in una dozzina di Comuni, con 40 volontari e circa 3.500 carrelli annui riempiti. «Non è una spesa per sempre, ma un percorso di autonomia, tra educazione all’economia e all’alimentazione sana. Chi ha ricevuto, spesso poi torna ad offrirsi come volontario per dire grazie», spiega don Mario.

Un luogo dove respirare

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Se si vive isolati dagli altri, la solitudine è un dolore disabitato, non c’è rinascita
persone nel bosco

«Vorrei respirare», gli dicevano genitori alle prese con depressioni, psicosi, disturbi dello spettro autistico dei figli. «Il territorio deve curare se stesso con nuove terapie: inclusione e vicinanza.
O gli equilibri familiari cedono», esordisce don Mario Vanin, delegato della Caritas diocesana tarvisina per la sofferenza psichica, spiegando come è stata data risposta a quel desiderio. Incontri, 20 laboratori, l’orto sinergico, l’oasi verde lungo il fiume Sile. Poi, falegnameria, concerti, teatro e poesia: «ricostruiamo progetti di vita interrotti», spiega don Mario. Con 60 soci e volontari nel 2013 ha aperto a Morgano (Treviso), dov’è amministratore parrocchiale, Casa Respiro, crocevia di attività e cohousing per le persone con disagio psichico: 5 stanze doppie, un appartamento e spazi collettivi. Al centro diurno 35 giovani, 6 nell’area residenziale, 400 partecipanti e progetti con le scuole. «Se si vive isolati dagli altri, la solitudine è un dolore disabitato, non c’è rinascita. Con la condivisione tutto riprende vita», osserva don Vanin.
«Il nostro unico aiuto è l’8xmille con 175 mila euro in 3 anni. Non abbiamo sovvenzioni pubbliche, ma ci sosteniamo con i nostri oltre 200 eventi: cena, musica, testimonianze, con un migliaio di artisti e 15mila partecipanti. Con la cultura si mangia».